Estratto dal saggio di Francesca Pisseri apparso su Riflessioni Sistemiche N° 19 dicembre 2018 (http://www.aiems.eu/files/rs19_-_indice_xix.pdf)
Il Monte Pisano è un massiccio montuoso costituito da diversi rilievi, coperti da aree boschive e da aree agricole, prevalenti gli olivi, siti tra Lucca e Pisa, tra i quali il più alto è il Monte Serra, (917 m s.l.m.), che comprende una serie di bacini idrografici ed ha molteplici esposizioni geoclimatiche.
L’utilizzo del singolare “Il Monte Pisano” molto più frequente del plurale “I Monti Pisani”, è per me evocativo della nostra concezione del Monte come di un unico organismo, e di un legame speciale, affettivo, che unisce a lui abitanti e fruitori, come camminatori e turisti.
Il Monte è stato sede di intense attività umane fino agli anni 50 del ‘900, dopo i quali la
industrializzazione ha causato un progressivo spopolamento.
Anticamente, per rendere possibile la sopravvivenza delle persone, è stato costruito il sistema terrazzato: un insieme di fasce, muretti a secco, canalette e fosse di scolo; una costruzione che desse orizzontalità alle pendenze, permettendo le colture agricole e rallentando la discesa delle acque piovane. La gestione idrica era particolarmente curata, per evitare che con le piogge si verificassero erosioni, e la manutenzione era costante.
Fino all’epoca della civiltà mezzadrile la economia agricola del Monte era di tipo circolare e diversificata; all’olivo si affiancava l’allevamento di pecore e di animali da cortile, l’orticoltura, gli alberi da frutto, tutto era riciclato, la comunità collaborava e vi erano intensi scambi di saperi soprattutto in forma orale e tramite relazione diretta e pratiche condivise.
L’ecosistema del bosco era strettamente connesso con le colture, gli allevamenti, e le attività artigianali: dal bosco si prelevava il “lettime”, costituito da aghi di pino, felci e foglie da utilizzare come lettiera per gli animali, che a sua volta, dopo adeguata maturazione, andava a fertilizzare gli oliveti; si prelevava legno per i riscaldamenti e per costruire attrezzi di vario tipo.
Calci è uno dei Comuni del Monte Pisano, sito nella Valgraziosa, bacino idrografico dei torrenti Le Zambre.
Il ripopolamento del Monte, iniziato dagli anni ’80, è costituito prevalentemente da stranieri che vi soggiornano nel periodo estivo, persone che vivono in città e vi passano il fine-settimana, cittadini che vengono a viverci per la bellezza del paesaggio ma non fanno attività agricole. Dagli anni ‘90 si assiste al fenomeno della neo-ruralità: persone che scelgono la vita agricola e si stabiliscono nella zona, organizzando regimi agricoli con impostazioni alternative alla agricoltura intensiva, anche se purtroppo la agricoltura sul Monte da bassissimi redditi.
I nuovi abitanti si occupano poco della manutenzione del sistema terrazzato, per disinteresse che segue gli iniziali entusiasmi sulla vita in campagna, per la lontananza degli eredi, le frammentazioni, lo scarso reddito, la perdita dei saperi locali; molti oliveti sono in stato di abbandono o semi-abbandono, e la forte presenza dei cinghiali causa ulteriori danni.
I terreni abbandonati e la destrutturazione del sistema causano propagazione degli incendi e rischi idrogeologici.
Durante le mie passeggiate mi rendo conto che i poderi in cui vivono animali erbivori, come pecore e cavalli, sono spesso trascurati, non si praticano rotazioni, e molti terreni si presentano compatti, scoperti, con perdita di biodiversità del cotico erboso.
Lavoro sui sistemi di pascolo in diverse Regioni di Italia, e vedo come la buona gestione ha ripercussioni virtuose sugli agroecosistemi e sulla salute degli animali, e mi dispiace che proprio qui, al mio paese, io non dia un contributo. Qui vi sono poche aziende agricole, la maggior parte dei detentori di animali probabilmente non hanno la consapevolezza che possa essere utile avere dei consigli sulla gestione dei pascoli.
Durante una conferenza in cammino organizzata dalla Associazione Dèi Camminanti nell’aprile del 2017 condividiamo alcune riflessioni su come la persona che possiede la terra dovrebbe gestire gli ecosistemi prevenendone il degrado, rispettare la presenza degli altri organismi, prendersi cura dell’equilibrio degli ecosistemi, che è anche alla base della bellezza del paesaggio. Da qui nasce l’idea dello Sportello di Agroecologia, un luogo di scambio di informazioni e di formazione, e definiamo le sue attività come “InformAzioni per la cura dell’ambiente e del Monte”.
Ragionando con amici e Associazioni del territorio capiamo come sia necessario incentivare le relazioni tra le persone che vivono e fanno attività sul monte, a vario titolo, in modo da condividere le concezioni di multifunzionalità e rispetto delle risorse, e attivare circoli virtuosi nella trasmissione delle buone pratiche di manutenzione, e nella elaborazione di nuove idee, con un approccio di tipo sistemico.
La visione agroecologica contiene in sé l’idea che ambiente naturale e cultura umana possano convivere in collaborazione, per il rispetto delle componenti animali, minerali e vegetali della biosfera, e promuove l’idea della sovranità alimentare e di uno sviluppo socialmente ed eticamente sostenibile.
Noto che, sia nel nostro Comune che in Comuni limitrofi sono presenti diverse persone esperte in gestione sostenibile del territorio e saperi locali, parlo con loro e mi dicono che sono favorevoli a regalare un po’ del loro tempo per lo Sportello. Il Sindaco Massimiliano Ghimenti e il tecnico del Comune Fabio Casella, con cui mi confronto, sono entusiasti dell’idea e mi sostengono nel portarla avanti. Fabio è grande esperto del territorio e di pratiche tradizionali, scopro che per lui la agroecologia è un modo naturale di pensare alla relazione tra le persone e l’ambiente.
Scrivo il progetto, con impostazione sistemica, in cui si dice che la agroecologia si può applicare elaborando metodi di gestione delle attività, di tipo agricolo, di allevamento, turistiche, nell’ambito delle quali preservare i terrazzamenti del nostro monte, prevenire gli incendi, incentivare l’aumento della biodiversità e della sostanza organica dei terreni, prevenire il compattamento del suolo e la erosione, diminuendo l’impiego di input chimici e di fonti energetiche non rinnovabili, favorendo bellezza del paesaggio, socialità e redditi.
Mi confronto con gli esperti e le Associazioni che hanno aderito: Ecolato Comune, InFestanti, La Valle, Dèi Camminanti, Feronia, e definiamo le future attività dello Sportello.
Esse si articoleranno in momenti di informazione, sia individuali che collettivi, come incontri e conferenze, e in momenti partecipativi in cui cittadini ed esperti si confronteranno, ciascuno portando il contenuto della propria esperienza e cultura, per la elaborazione di una traccia di pensiero comune sui processi del sistema agroecologico della Valgraziosa.
Decidiamo di non costituirci in Associazione, ma di restare una aggregazione informale ospitata dal Comune di Calci, per evitare di irrigidire e gerarchizzare la nostra organizzazione.
Gli esperti dello Sportello comprendono esperti di campo e studiosi, la autorevolezza in una certa materia, nel gruppo, non è legata ai titoli ma solo alla esperienza pratica e al livello di approfondimento dell’argomento.
La organizzazione è orizzontale, le decisioni si prendono collettivamente, io ho un ruolo di mediatrice, mi prendo cura del progetto.
I nostri esperti hanno competenze nei seguenti settori: sistema terrazzato, foreste, antincendio, piante selvatiche alimentari e officinali, cotico erboso, apicoltura, manutenzione e costruzione muretti a secco, fauna selvatica, allevamento animali domestici, gestione sistemi di pascolo,
integrazioni territoriali, agroecologia, allevamento e manutenzione olivi, diagnostica ed
epidemiologia veterinaria, fitosanità olivi e opportunità contributi manutenzione terrazzamenti,
informazioni presidi chimici, conoscenza territorio, manutenzione sistema terrazzato, antropologia e tradizioni Monte Pisano, studi antropologici, geologia, geo-cartografia, manutenzione reticolo idraulico, scienze forestali, biologia, informatica.
Il 22 settembre c’è il lancio dello Sportello con Agricultura in cammino, Passeggiata e dialoghi tra i poderi del monte con gli esperti, e serata teatrale con lo spettacolo “Orti Insorti”, e il giorno dopo in sala consiliare Lo Sportello di agroecologia del Comune Calci La storia passata del territorio e delle genti e una proposta agroecologica per il futuro. Gli eventi sono ben organizzati dalla nostra Laura Barbieri, animatrice del progetto. Prima si prende contatto, camminando, con il territorio, e poi si scambiano le idee.
Lunedì 24 settembre la temperatura è dolce, si può andare al mare, la terra è asciutta, non piove da un po’, di pomeriggio si alza il vento, che diventa sempre più forte col passare delle ore.
Il grande incendio nella notte: osserviamo le fiamme farsi sempre più alte e sempre più vicine, unendosi in una muraglia rossa come di lava che si eleva verso il cielo e che scende verso di noi, i pini prendere fuoco in modo esplosivo, il vento fortissimo con raffiche che cambiano direzione lanciando lingue di fuoco in modo disordinato, e in poche ore siamo avvolti da fumo e fiamme, lasciamo le nostre case, ci sono ore di intensi contatti di sostegno e di aiuto, cavalli che vengono trasferiti restando saggiamente calmi in una notte apocalittica. Siamo sotto shock ma ci teniamo in
contatto tutte e tutti, anche grazie ad Amministrazione Comunale, Vigili del Fuoco e Protezione Civile attente e presenti.
Nei giorni successivi ci muoviamo a volte in modo rapido e febbrile, a volte lenti, come instupiditi.
Vediamo la distruzione del nostro Monte, di case di amici, di oliveti secolari, di 1000 ettari di bosco. La vediamo, ma ci vorranno giorni e giorni prima di rendercene veramente conto. Il mio sguardo va alle zone ancora verdi, non coglie il nero e il grigio. Solo dopo settimane riesco a vedere la parte bruciata in tutta la sua estensione.
Per fortuna nessuno si è fatto male.
La terra in molti punti si è cotta, è diventata rossa come i vasi di coccio. La terra del bosco è diventata sabbia, essendoci state temperature sopra i 600 gradi, non c’è vita.
Immediatamente si evidenziano gli enormi rischi idrogeologici: la terra nuda percorsa dalle acque verrà portata via, le fosse di scolo saranno rapidamente intasate dal materiale bruciato. Temiamo le piogge intense, tipiche degli eventi eccezionali legati al riscaldamento globale.
Lo Sportello di Agroecologia organizza il 28 settembre un incontro tra i cittadine/i e un esperto di sistema terrazzato, che spiega, aiutato da immagini, le necessità di ripristino e manutenzione dei sofisticati antichi sistemi idraulici intra ed extrapoderali. Siamo commossi, uniti, vogliamo farcela tutte e tutti insieme.
Negli stessi giorni si presenta una enorme offerta di volontarie e volontari, sia da parte di Associazioni come il CAI e gli Ultras del Pisa, sia da parte di privati cittadini. Lo Sportello si attiva e costituisce un Gruppo Coordinamento Aiuti, che mette in relazione le domande di aiuto di persone colpite dall’incendio e le offerte di aiuto, per rimuovere gli olivi bruciati e ripristinare il sistema idraulico in terreni privati.
Nelle parti demaniali c’è un grosso dispiegamento di forze da parte della Regione Toscana e Consorzi di Bonifica, coi quali teniamo i contatti e scambiamo informazioni, per capire meglio i collegamenti idraulici. Purtroppo diverse costruzioni degli anni ‘70 e ‘80 hanno interrotto o deviato importanti vie di scarico delle acque, cerchiamo di capire insieme come si può fare.
Le cittadine e i cittadini si trovano in uno stato di shock davanti alle loro case, terreni, olivi, attrezzi, andati in fiamme, abbiamo paura delle piogge e la prima notte di temporale non dormiamo.
L’arrivo dei volontari e delle loro energie ha portato non solo aiuto pratico, ma anche e soprattutto sostegno morale e psicologico, ci aiutano a stare davanti alla distruzione, non siamo soli.
I volontari imparano le pratiche di manutenzione, una sera vedo un ragazzo della tifoseria del Pisa chiedere al nostro esperto di muretti, Sirio Bonanni, che è anche l’anziano del paese con la maggiore conoscenza del territorio, di spiegargli come si fanno i muretti, e mi commuovo.
Dopo tre settimane dall’inizio del servizio i volontari sono 600 e i poderi in cui sono intervenuti 70, ci si rende conto confrontandosi con volontari e proprietarie che c’è bisogno del supporto degli esperti e quindi attiviamo un servizio gratuito di visite da parte di esperti dello Sportello. Ciascuno è accompagnato da una/o di noi che fa foto e prende appunti per fare una relazione che serva a indirizzare al meglio il lavoro dei volontari e a raccogliere materiale sulle corrette pratiche. Durante le visite ascoltiamo le persone, diamo il tempo di piangere, camminiamo con loro sulle ceneri.
Il nostro antropologo Fabio Malfatti raccoglie testimonianze.
Io accompagno spesso Sirio nei sopralluoghi, e in questo contesto sono la sua assistente e segretaria, ma soprattutto imparo. Sirio utilizza spesso le metafore per descrivere aspetti tecnici, per esempio chiama “solco da fagioli” una canaletta di scolo troppo stretta, è una modalità comunicativa molto efficace.
Sirio da indicazioni precise sulle pendenze, su come e dove ritrovare fosse e canali ormai invisibili, sottolinea come per i canali interpoderali ci voglia collaborazione tra confinanti, riconosce i punti critici da una collina all’altra, riesce ad avere visione di insieme e al tempo stesso nota tutti i particolari. Fa quindi anche formazione ai proprietari, dei quali molti hanno scarse competenze sul territorio.
Nel frattempo vengono fuori interrogativi ed esigenze: cosa fare delle ramaglie degli olivi? Ci sono metodi alternativi al fuoco? Si crea allora un gruppo di lavoro nello Sportello sullo smaltimento delle ramaglie che paragona diversi metodi come la biotriturazione e la cippatura, in modo che la biomassa possa rimanere sui terreni, attivando il riciclo della materia, invece di inquinare l’aria.
Attiviamo un Corso di Muretti a Secco per migranti tenuto da Sirio e Maurizio Bertolini, campione internazionale di muretti, e un ciclo di eventi che si chiama “Seminiamo saperi”, tra cui uno sul ripristino del sistema idraulico valutando in campo i lavori fatti, così da formarci in modo esperienziale, e uno sulla evoluzione della flora post-incendio con Andrea Bertacchi, che ci da una visione di cosa potrà accadere, ci fa riflettere sulle opportunità di ripiantumazione e ci insegna a osservare i segnali della rinascita.
Ci colleghiamo con amici di Vicopisano, comune limitrofo colpito dall’incendio, condividiamo risorse e impostiamo attività comuni, nasce a Vicopisano un punto informativo dello Sportello.
Nello Sportello sono una mediatrice di contatti e connessioni, mi chiamano “la tessitrice”, individuo le risorse da attivare nelle persone, e cerco di metterle insieme in modo complementare.
Facilito la comunicazione tra persone appartenenti ad ambiti sociali e culturali diversi, cerco di far emergere le potenzialità di ciascuno e di farle fruttare in processi di cooperazione, con un approccio maieutico, ricordo gli scopi comuni, che sono quello che ci tiene insieme in questo percorso: la cura del nostro territorio e delle nostre relazioni, la integrazione delle diversità, la interdisciplinarietà.
Supporto i meccanismi evolutivi del sistema-Sportello e dei sottosistemi che sono i gruppi di lavoro, favorisco la costituzione e la auto-organizzazione dei gruppi, cerco di imparare da quel che si sviluppa, e di sentirmi sempre pronta a stupirmi piacevolmente dell’inaspettato, in modo da trasmettere accettazione nei confronti di ciò che si presenta diverso dai miei modi di pensare e di organizzare le azioni.
Nel contesto dello Sportello sono nati molti gruppi di lavoro: un gruppo che discute sulle possibili destinazioni degli oliveti bruciati, un gruppo sulle contaminazioni ambientali, un gruppo che gestisce la comunicazione, un gruppo di studio sul Monte Pisano, oltre il gruppo Coordinamento Aiuti.
Ciascun gruppo individua tramite le esperienze ed elaborazioni le proprie procedure e regole, che possono evolversi nel tempo a seconda del mutare delle condizioni; si riunisce e lavora in modo autonomo, nella piena fiducia che è stata esplicitata da tutte/i verso tutte/i, e condivide i risultati del proprio lavoro in riunione plenaria, che è mensile.
Cerco di favorire la elasticità degli atteggiamenti, che porti ad accettazione e cooperazione, gli atteggiamenti di fiducia, e al tempo stesso sottolineo la necessità di attenersi con rigore alle linee che ciascun gruppo si da, per mantenere fede ai “patti” su cui si fondano le coesioni tra le persone.
Emergono conflitti e disagi, che ci costringono a fare i conti con difficili intersezioni tra persone e personalità, con i diversi modi individuali di agire e di interpretare i fenomeni, che a volte hanno difficoltà a integrarsi, cerchiamo di non sottrarci, di restare in ascolto.
L’idea iniziale dello Sportello di Agroecologia, in seguito a un grande evento critico, l’incendio, si è evoluta generando processi che hanno portato alla nascita di legami e progetti importanti. L’evento traumatico ha causato l’attivazione di grandi energie, che lo Sportello ha saputo incanalare e guidare.
Come facilitatrice di sistemica, cerco di praticarla, più che parlarne, mostrando atteggiamenti che favoriscono le aggregazioni, le collaborazioni, la comunicazione, le sinergie. Le pratiche sistemiche vengono a volte imitate, a volte interiorizzate, a volte capite e a volte no, a volte rifiutate. Molti di noi aiutano e amplificano.
E’ importante il tutoraggio delle persone che iniziano nuove collaborazioni, prendersi cura di loro, iniziarle tramite la relazione diretta alle nostre regole, linee guida e pratiche.
Cerco di valorizzare le persone, tutti abbiamo tanto bisogno di essere riconosciuti per i nostri talenti, le guardo, le ascolto, solo se le persone si sentono accolte e capite ci si può mettere in gruppo a costruire qualcosa di armonico, creare dei legami per poi vedere cosa emergerà dal processo di interazione.
Ogni gruppo ha un suo carattere, una sua organizzazione, i suoi codici che lentamente evolvono, e se si irrigidisce per regole fisse o per logiche ambigue o di potere, perde la sua creatività e parte della sua capacità di evoluzione.
Le soluzioni dei problemi nei sistemi che funzionano sono agevoli, poiché non mancano energia e creatività.
Il fuoco ci ha insegnato come siano fragili i limiti che diamo alle nostre proprietà, come i confini e le case, e la gestione dell’acqua ci insegna come dobbiamo guardare il sistema territoriale nel suo insieme, anche in questo caso al di là dei confini.
Stiamo intravedendo come solo tramite una vera comunità di persone che comunicano e collaborano, sia tra di loro che con gli organismi altri, si possa vivere felicemente e curare un territorio così amato come il Monte Pisano.
Ringraziamenti
Col cuore, le mie compagne e compagni dello Sportello di Agroecologia: Andrea Bertacchi, Marco Elther, Ottaviano Folegnani, Roberta Genovesi, Laura Barbieri, Debora Angeli, Giuliana Terracciano, Maurizio Bertolini, Sirio Bonanni, Stefano Bacciarelli, Federica Ottanelli e le altre ragazze di Vicopisano, Irene Di Vittorio, Giulia Ciancico, Massimo Gritti, Fabio Caporali, Fabio Malfatti, Irene Rametta, Davide Galletti, Stefania della Ass.ne Infestanti, Nicolò Borile, Adele di Matteo, Francesco Drosera, Maurizio Gioli, Raffaella Pagliei, Elena Martini, Francesco Vaccari, Patrizia Andronico, Fabio Casella, Sabrina Rocca, Gabriele Spinelli, Romolo Catarsi.
Letture consigliate
De Benedictis C., Pisseri F., Venezia P., 2015. Con-vivere. L’allevamento del futuro, Arianna Editrice, Bologna.
Caporali F, 1991. Ecologia per l’agricoltura, Utet, Torino.
G.Bateson “Mente e Natura”, Delphi ed.