I funghi sono stati tra i primi pionieri che hanno ricolonizzato il Parco dopo il terribile incendio del settembre 2018.
I funghi sono eterotrofi, si nutrono per assorbimento e svolgono ruoli fondamentali per l’equilibrio degli ambienti. Alcuni sono saprofiti e assorbono le parti morte di altri esseri viventi, contribuendo così alla decomposizione e alla formazione di humus; altri sono parassiti e sfruttano altri esseri viventi per assorbire le sostanze di cui hanno bisogno; altri ancora vivono in simbiosi. I due principali tipi di simbiosi sono le micorrize e i licheni.
Le micorrize sono formate dal collegamento tra le ife dei funghi e le radici delle piante. In questo modo piante e funghi possono scambiarsi acqua, nutrimento e altre sostanze. I licheni sono formati dall’unione di un fungo con piccolissimi organismi autotrofi (alghe o cianobatteri). Il fungo è in grado di fissarsi a qualsiasi tipo di substrato e offre agli organismi autotrofi protezione, acqua e sali minerali; mentre gli organismi autotrofi offrono al fungo le sostanze nutritive prodotte con la fotosintesi. In questo modo i licheni possono colonizzare anche le rocce nude o i metalli!
I FUNGHI PIONIERI DOPO UN INCENDIO
Di solito, dopo un incendio i terreni si arricchiscono di potassio, magnesio e fosforo, e quest’ultimo continua ad aumentare per un anno e mezzo, mentre gli altri elementi si stabilizzano. Al terzo anno normalmente si riscontrano parametri chimico-fisici simili a quelli precedenti l’incendio, quindi al Parco al specie tipiche del post-incendio sono state progressivamente sostituite dalle classiche specie che troviamo anche in altri ambienti di macchia su terreni acidi del Monte Pisano.
Esistono varie specie di funghi adattati a colonizzare i terreni colpiti da un incendio. Di seguito 4 specie ritrovate anche sul Monte Pisano dopo l’incendio del settembre 2018 (foto di Roberto Narducci) .
Pulvinula carbonaria (Fukel) Boud , specie nitrofila che sviluppa piccoli corpi fruttiferi arancioni a forma di disco e che può vivere anche associata ai muschi di cui talvolta diventa parassita.
Psathyrella pennata (Fr.) A. Pearson & Dennis specie carbonicola, non commestibile dal cappello convesso-campanulato di colore da grigio bruno a bruno rossastro con margine più chiaro, ricoperto da un velo biancastro cotonoso-feltrato.
Peziza lobulata (Velen.) Svrček specie con corpo fruttifero di colore viola, più chiaro verso il margine, più scuro verso il centro; inizialmente a forma di coppa, poi si appiattisce e diventa ondulato e lobato.
Il genere Peziza comprende circa un centinaio di specie tra cui alcune tipiche dei terreni bruciati.
Faerberia carbonaria (Alb. & Schwein.) Pouzar specie non comune, cresce in piccoli gruppi su resti legnosi carbonizzati; ha un cappello di 3-5 cm di diametro, inizialmente convesso-ombelicato, poi imbutiforme con margine ondulato e lobato; con superficie asciutta, fibrilloso-feltrata, opaca, di color grigio-bluastro e lamelle biancastre; il gambo è cilindraceo, fibrilloso-tomentoso, di color grigio-bruno.
I FUNGHI PARASSITI O SAPROFITI
Uno dei funghi più diffusi nel Parco è l’agarico dell’ulivo (Omphalotus olearius (DC.) Singer) (foto di Andrea Moggi). Come indica il nome, si tratta di una specie che vive associata di solito all’ulivo, come saprofita o come parassita. Il corpo fruttifero spunta in estate e in autunno ed è tossico. Talvolta può essere bioluminescente grazie a pigmenti presenti nelle lamelle.
Al Parco crescono anche altri funghi saprofiti o parassiti associati alle piante colpite dall’incendio, tra cui Trametes versicolor (L.) Lloyd e Clathrus ruber P. Micheli ex Pers.
Trametes versicolor (L.) Lloyd (foto di Roberta Sabelli) è un fungo a mensola caratterizzato da un corpo fruttifero con margine bianco o beige e strisce concentriche di diverso colore che variano dai toni dell’arancio e del marrone, fino ai toni del blu e del verde, da cui l’epiteto specifico versicolor.
Clathrus ruber P. Micheli ex Pers. (foto di Silvia Sorbi), chiamato comunemente cuore di strega o lanterna rossa, ha un aspetto degno di un film horror: un ovulo biancastro gelatinoso che si lacera facendo emergere un reticolo rosso spugnoso che imprigiona una sostanza grigia come materiale cerebrale. A maturità il reticolo si sviluppa e s’innalza e la sostanza grigia si decompone emanando un odore cadaverico. Il suo nome scientifico deriva dal latino e significa “cancello rosso”.
I FUNGHI SIMBIONTI
Oltre ai licheni (foto di Silvia Sorbi), che sono stati i primi colonizzatori dei muretti a secco e delle rocce affioranti, al Parco sono presenti anche altri funghi simbionti quali il porcino nero (Boletus aereus Bull.) (foto di Roberto Narducci) che forma micorrize con la sughera, il leccio e la roverella su terreno asciutto e siliceo. Si tratta di un fungo commestibile, caratterizzato da un cappello che può raggiungere i 20 cm di diametro, prima emisferico, poi convesso, fino a quasi piano, con toni di colore molto scuri, dal marrone fino al nero, spesso con chiazze più chiare; da tubuli prima bianchi, poi crema, e infine verdastri a maturità e da un gambo bulboso, di colore ocra che scurisce durante lo sviluppo.
LA CONSULENZA MICOLOGICA GRATUITA
La consulenza micologica, gratuita per tutti i cittadini, per il riconoscimento dei funghi raccolti, ai fini della commestibilità, secondo modalità stabilite dall’Ispettorato Micologico del Dipartimento della Prevenzione dell’Azienda Toscana Nord Ovest (ATNO), è svolta in vari centri territoriali di controllo.
Per informazioni: www.uslnordovest.toscana.it
Per saperne di più visita il sito delI’ ASSOCIAZIONE GRUPPI MICOLOGICI TOSCANI (A. G. M. T.)