Tratto da “AGROECOLOGIA E ALLEVAMENTO, INDICATORI DI SOSTENIBILITÀ IN ZOOTECNIA, IL PROGETTO INVERSION” Francesca Pisseri, 2019, “Atti SIVAR, 21° Congresso Internazionale”, p.29-30 .
Agroecologia
La agroecologia propone modelli produttivi sostenibili, essa è un approccio scientifico, un movimento su scala mondiale e una pratica.
Il modello agroecologico si basa su una visione di insieme in cui le diverse parti della azienda sono in sinergia, ci si basa sul presupposto che un “ecosistema è dotato di omeostasi, cioè capacità di mantenere un rapporto costante di componenti in un flusso continuo di materia ed energia, tramite le capacità adattative dei singoli elementi e lo sviluppo di nuovi modelli organizzativi” (2).
Gli obiettivi sono minimizzare l’utilizzo di risorse con impatto ambientale, come farmaci e fertilizzanti, preservare le risorse naturali come acqua, suolo e aria, promuovere lo sviluppo di sistemi sociali equilibrati e la sovranità alimentare. La agroecologia trae vantaggio dai processi naturali e delle interazioni benefiche tra gli elementi, per migliorare l’efficienza dei sistemi di produzione agricola, che mostrano attributi di diversità, produttività, resilienza ed efficienza (3).
I sistemi agrozootenici intensivi determinano degrado degli ecosistemi terrestri e acquatici, l’allevamento contribuisce alla nitrificazione, all’effetto serra, al consumo di acqua e di terreno fertile per produrre alimenti concentrati. Un recente studio su scala Europea mette in relazione modelli di dieta e impronta idrica e raccomanda di ridurre l’utilizzo di prodotti animali (1).
Allevamento agroecologico
Il punto di partenza per la organizzazione dell’allevamento è la etologia, il riconoscimento delle esigenze degli animali, in quanto esseri senzienti (4).
I fondamenti e le pratiche consistono in:
- organizzazione della azienda in una ottica sistemica, disegnata sulle risorse locali;
- riduzione utilizzo di mangimi concentrati a favore dell’utilizzo di foraggi;
- alimenti provenienti dall’azienda o dal territorio;
- Piano di Pascolamento Aziendale, favorendo i pascoli permanenti;
- biodiversità sia delle specie animali e vegetali domestiche che di quelle selvatiche;
- nessun utilizzo di molecole farmacologiche ecotossiche e limitazione utilizzo farmaci veterinari, utilizzo di fitoterapia e omeopatia;
- estetica del paesaggio e forte legame col territorio;
- strutture leggere, mobili, minima cementificazione;
- multifunzionalità;
- razze e linee genetiche con caratteri di rusticità e adattamento all’ambiente, più che di produttività;
- riduzione consumi energetici da fonti non rinnovabili (5).
- La attività veterinaria deve essere di tipo sistemico mirando al mantenimento della salute animale.
Bibliografia
1. Vanham G., Comero S.,Gawlik B. M., Bidoglio G (2018). The water footprint of different diets within European sub-national geographical entities. Nature Sustainability, volume 1, pages518–525
2. Caporali F. (1991). Ecologia per l’agricoltura. Edizioni Red.
3. Altieri M.A., Nicchols C., Ponti L. (2015). Agroecologia, sovranità alimentare e resilienza dei processi produttivi. Fondazione Giacomo Feltrinelli.
4. De Benedictis C., Pisseri F., Venezia P. (2015). Con-vivere, l’allevamento del futuro. Arianna Editrice
5. Pisseri F. (2017). Agroecologia e allevamento. www.francescapisseri.it