Considerazioni e consigli per chi vuole provare sistemi alternativi alla bruciatura nello smaltimento delle frasche dopo le potature.
(a fine articolo un video dimostrativo)
Smaltire le ramaglie
L’incendio ci ha riproposto l’ annoso problema di come trattare l’enorme quantità di ramaglie rimaste a terra dopo l’abbattimento dei tronchi negli oliveti bruciati. Nell’attuale situazione di emergenza la fretta ci porta a scegliere la pratica della bruciatura perché se il materiale non viene smaltito entro la primavera lo sfalcio dell’ erba sarà problematico o impossibile e , se non si corre ai ripari , entro un anno l’uliveto cadrà in una situazione di abbandono con le conseguenze che già sappiamo.
In un’ ottica agroecologica dobbiamo considerare che la bruciatura, anche se è il metodo più comodo e veloce, non è quello più sostenibile. Al di là dell’ innegabile suggestione romantica che l’ immagine dei fuochi porta con sé, dobbiamo sapere che l’ 80 % dei nutrienti di una pianta sta nelle ramaglie, e che bruciandole produciamo CO2 e polveri sottili per distruggere preziosa sostanza organica che potrebbe invece venire triturata e compostata o lasciata decomporre sul terreno.
Macchinari: non per tutt@
Vero è che biotrituratori, cippatrici e trinciastocchi sono attrezzi costosi e soprattutto difficili da manovrare su terreni terrazzati specialmente se dissestati . Vengono inoltre sfruttati al meglio con le ramaglie fresche; più tempo lasciate le ramaglie a seccare, più tempo impiegherete a triturarle oppure avrete bisogno di macchine più potenti e quindi più grosse e costose . Potete pensare a una spesa di questo tipo se avete un terreno abbastanza pianeggiante ed esteso da giustificarla oppure dei confinanti con esigenze simili con cui dividere l’ acquisto.
Si può fare anche a mano
Probabilmente però molti di voi gestiscono una piccola oliveta terrazzata che poteranno in primavera e su cui sarà impossibile l’utilizzo di tali mezzi. Ai più temerari proponiamo di spezzettare le ramaglie con pennati, roncole e buone forbici da potatura, accumulandole in mucchi di 1 o 2 metri cubi circa per poi sbriciolarle con il decespugliatore a lama. L’utilizzo di forbici elettriche vi preserverà dai fastidiosi problemi articolari che generalmente questo tipo di movimento causa alle articolazioni, altrimenti è meglio essere in più persone e alternare il lavoro.
Se il decespugliatore è abbastanza potente in poco tempo avrete ottenuto un bel tappeto di pacciamatura da lasciar decomporre ai piedi della pianta potata.
Non lasciate seccare le potature!
La raccomandazione fondamentale è di non lasciar passare troppo tempo dalla potatura (al massimo qualche giorno) per usurare il meno possibile la lama e il decespugliatore , consumare meno benzina, velocizzare il lavoro e sfruttare al massimo le proprietà nutritive contenute nei rami. E’ necessaria molta pazienza per separare la parte legnosa e rimarrete con una gran quantità di bastoncini che però potrete utilizzare per accendere il camino o per alimentare un forno o un barbecue .
Ovviamente è una pratica che richiede più tempo e non è certo competitiva sul mercato, ma vi permette di muovervi agevolmente dove il terreno impervio non consente di utilizzare macchinari grossi e oltretutto senza fare costosi acquisti ( come gestori di un’ uliveta sul monte sicuramente possedete già un decespugliatore). Valutare cosa sia più conveniente non è per niente facile e soprattutto è molto individuale, per via della diversità morfologica e delle esigenze economiche di ogni situazione, scegliete a seconda delle vostre possibilità di tempo, passione, curiosità ecc….
L’ importante è sapere che la bruciatura non è l’unico metodo né quello migliore.
Buon lavoro a tutti !